9th IAWJ BIENNAL INTERNATIONAL CONFERENCE 

“EQUAL JUSTICE FOR ALL: ACCESS, DISCRIMINATION, VIOLENCE, CORRUPTION”

March 25-28, 2008

 PANAMA CITY, PANAMA

RELAZIONE

Del CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

  ROMA, ITALIA

 

1. IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA (CSM)

Il Consiglio Superiore della Magistratura è un organo di rilevanza Costituzionale e si fa riferimento ad esso agli articoli 104, 105, 106 e 107 della Costituzione, ovvero la legge fondamentale dello Stato italiano. L'articolo 110 della Costituzione, assegna al Ministro della Giustizia (dunque al potere Esecutivo) il compito di curare "l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”, però  garantisce la piena autonomia e indipendenza dei giudici da ogni altro potere dichiarando che essi "sono soggetti soltanto alla legge."

L'organo che assicura l'autonomia dell'ordine giudiziario, in omaggio al principio di separazione dei poteri, è il Consiglio Superiore della Magistratura (C.S.M.), cui compete l’autogoverno dei magistrati ordinari, civili e penali.

Ad esso spettano, infatti, le competenze in materia di assunzioni, assegnazioni e trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati ordinari (i magistrati amministrativi, contabili e militari hanno propri organi di governo). Le funzioni di autogoverno del Consiglio Superiore della Magistratura, quindi in materia di stato giuridico dei Magistrati, riguardano:

·                    assunzione (sempre tramite concorso pubblico);

·                    assegnazione ad un incarico;

·                    promozione;

·                    trasferimento;

·                    attribuzione di sussidi ai magistrati e alle loro famiglie;

·                    procedimento disciplinare;

·                    nomina dei magistrati di Cassazione;

·                    nomina e revocare i magistrati onorari.

A queste funzioni per così dire tradizionali si sommano altre più moderne prerogative tanto che in questi ultimi anni le attribuzioni del CSM sono andate via via mutando in seguito alla evoluzione  dell’assetto costituzionale del Paese e ai profondi cambiamenti che la magistratura a partire dagli anni sessanta ha conosciuto nella propria composizione, nella cultura diffusa, nelle tipologie di attività.

Nello stesso tempo è cambiata l’intera società, veicolando domande di giustizia via via più complesse e incisive. In particolare i processi di integrazione europea e l’evoluzione del sistema sociale e politico hanno mutato radicalmente il ruolo istituzionale e le modalità di lavoro della magistratura. Tutto ciò ha avuto influenze profonde sul CSM cha ha assunto un effettivo ruolo di garanzia dell’indipendenza della magistratura e di strumento che concorre alla qualità del servizio erogato.

In questo ambito va pure riaffermato – trattandosi di linea di indirizzo generale – il principio che l’organizzazione degli uffici giudiziari deve essere ispirata alla politica di genere in modo da favorire le condizioni di lavoro della donna magistrato.

Si pensi all’eliminazione di disparità di fatto che possono rinvenirsi nell’organizzazione del lavoro giudiziario in tema di conciliazione, di maternità, di assegnazione di prima sede, di tramutamenti, di formazione delle tabelle e di ricongiungimento famigliare.

Il CSM si sta già muovendo secondo due direttrici:

·                    creazione di un Comitato per le Pari Opportunità in Magistratura (presente fin dal 1992) e della Rete di Comitati per le Pari Opportunità nelle professioni legali (avvocati e magistrati) dal maggio 2007 ;

·                    formazione sulla tematica della discriminazione e della violenza verso le donne nei corsi proposti ai magistrati.

 

 2. IL COMITATO PER LE PARI OPPORTUNITA’ IN MAGISTRATURA

Istituito con delibera del 22 ottobre 1992, al fine di “attuare azioni positive per la realizzazione del principio di uguaglianza sostanziale tra i sessi anche per quel che concerne la magistratura, in attuazione dell’art.2 punto 6 della l. 10 aprile 1991 n. 125, il Comitato Pari Opportunità presso il CSM ha un doppio ordine di compiti.

Da un lato vi è quello di svolgere uno studio analitico sui percorsi professionali dei magistrati differenziati per genere e avuto riguardo alla situazione professionale extralavorativa di ciascuno.

Dall’altro, alla luce di tale rilevazione di dati, che deve essere costantemente aggiornata, di individuare le iniziative necessarie caso per caso per eliminare le disparità di fatto, da un alto superando le condizioni di lavoro che provocano effetti diversi a secondo del sesso nei confronti di coloro che pur svolgono le stesse funzioni, e dall’altro favorendo, anche mediante nuove articolazioni dell’organizzazione del lavoro l’equilibrio tra responsabilità famigliari e professionali.

Recita l’art. 29-bis del Regolamento interno del Consiglio: “ 1. E’ istituito il Comitato per le Pari Opportunità in magistratura, con il compito di formulare alle competenti Commissioni referenti, pareri e proposte finalizzate alla rimozione degli ostacoli che impediscono la piena realizzazione di apri opportunità tra uomini e donne nel lavoro dei magistrati oltre che alla promozione di azioni positive.

2. Il comitato è presieduto del Presidente della Commissione per la riforma giudiziaria e l’amministrazione della giustizia ed è composto da: a) due componenti del Consiglio Superiore della Magistratura; b) sei magistrati ordinari designati, in proporzione della loro rappresentatività, da associazioni della magistratura; c) due esperti nominati dal comitato nazionale e dalla commissione per le pari opportunità fra uomo e donna, istituiti rispettivamente, presso il Ministero del Lavoro e il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.”

In particolare l’ambito operativo del Comitato si inserisce nel più ambizioso progetto della Rete dei Comitati di Pari Opportunità nelle Professioni Legali che elabora un programma annuale delle attività e mira ad un riconoscimento anche europeo anche in termini di un sostegno finanziario eventualmente offerto dall’UE.

 

 3. RETE DI COMITATI PER LE PARI OPPORTUNITA’ DELLE PROFESSIONI LEGALI

La legislazione specifica in materia di parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro è stata introdotta con la legge 9.12.1977 n. 903, attuativa della direttiva CEE 9.2.1976.

I principi della non discriminazione nell'ambito del rapporto di lavoro erano, peraltro, già presenti nell'ordinamento nazionale in forza degli artt. 3, 37 e 51 della Costituzione e dell'art. 15 della legge 20.5.1970 n. 300 (statuto dei lavoratori) che vieta gli atti discriminatori (a contenuto omissivo o commissivo) nell'ambito del rapporto di lavoro.

Le carenze della legge n. 903 da più parte rilevate imposero un ulteriore passo normativo per dare veste concreta all'affermazione del principio di parità e realizzare l'eguaglianza sostanziale nel rapporto di lavoro. A tale esigenza si intese dare risposta con la l. 10.4.1991 n. 125, la quale ha per obiettivo il perseguimento dell'eguaglianza sostanziale tra uomini e donne nel lavoro mediante la rimozione degli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità, ricorrendo, ove necessario all'adozione di azioni positive, ovvero di misure destinate a "rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità" (art. 1, Carta Costitutiva della Rete dei Comitati per le Pari Opportunità delle Professioni Legali).

Nell'ambito di un ulteriore impulso all'attuazione dei principi in tema di parità e di esclusione di ogni forma di discriminazione, nella seconda metà degli anni '90 si è realizzata una profonda revisione dell'ordinamento nazionale in forza della legge 6.2.1996 n. 52 (legge comunitaria per il 1994), nonché di quella n. 144 del 17.5.1997, recanti delega al Governo ad emanare uno o più decreti legislativi destinati a ridefinire e potenziare le funzioni della legge n. 125 del 1991.

La delega è stata esercitata con il d.lgs. 23.5.2000 n. 196, il quale ha profondamente innovato la disciplina in materia di azioni positive e di consigliere e consiglieri di parità. In particolare, per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, vengono richiamati le norme del d.lgs. 3.2.1993 n. 29 (ora d.lgs. 30.3.2001 n. 165) sullo stato giuridico dei pubblici dipendenti in materia di gestione delle risorse umane (art. 7) e pari opportunità tra uomini e donne (art. 61), e si prevede che le amministrazioni stesse "predispongono piani di azione positive tendenti ad assicurare, nel loro ambito rispettivo, la rimozione degli ostacoli che, di fatto, impediscono la piena realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra uomini e donne" (art. 7, c. 5). Viene, di conseguenza, abrogato (tra l'altro) l'art. 2, c. 6, della l. n. 125 del 1991.

Lo stesso d.lgs. n. 161 del 2000 disegna in termini diversi e più incisivi la figura della consigliera o del consigliere di parità, che viene articolata su livello nazionale, regionale e provinciale, a seconda del livello di influenza delle strutture pubbliche e private interessate dalla loro azione. Tale soggetto svolge "funzioni di promozione e controllo dell'attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e non discriminazione per donne e uomini nel lavoro" (art. 1) ed è nominato con decreto del Ministro del lavoro, di concerto con il Ministro delle pari opportunità (art. 2).

La nuova disciplina legislativa, dunque, legittima ed, anzi, rafforza la istituzione del Comitato pari opportunità, quale soggetto ausiliare delle amministrazioni, ed in particolare del Consiglio superiore, in materia di realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna, anche in magistratura. Sul piano organizzativo, non trovando applicazione ai magistrati la disciplina di carattere collettivo prevista per il pubblico impiego, il Consiglio può prevedere in via autonoma la composizione del Comitato.

L'obiettivo di ciascun Comitato, dopo l'abrogazione del comma VI dell'art. 2 della legge n. 125 del 1991, deve essere disegnato con riferimento all'art. 7 del d.lgs. 23.5.2000 n. 196, che ha meglio puntualizzato l'ambito ed il contenuto delle azioni positive.

Per il buon funzionamento della giurisdizione si avverte la necessità di compiere un salto di prospettiva culturale partendo dal dato di una reale acquisizione di situazioni di pari dignità di prospettive in ambito professionale per lanciare una sfida istituzionale: la donna nel settore della giustizia riesce, seppure ancora fra troppe difficoltà, a ritagliarsi spazi di impegno anche in posizioni apicali. Le esperienze maturate dal CPOM del Consiglio Superiore della Magistratura –organo quest’ultimo che certamente rappresenta un importante microcosmo sociale di rilievo costituzionale- raffrontate e coniugate anche a quelle dei Comitati per le pari opportunità delle diverse magistrature, nonché dell’avvocatura, potrebbero entrare in primariamente in una rete regolata da uno statuto proprio e quindi in un circuito di confronto virtuoso con la politica e le altre istituzioni.

Si pensi, per esempio, ad alcuni temi - già all’ordine del giorno del CPO del CSM -  che potrebbero costituire oggetto di riflessione e di azione comune nell’ambito di una costituenda rete nazionale, che dovrebbe poi confrontarsi anche con l’orizzonte e le diverse esperienze europee, quali:

-  l’ analisi della normativa primaria e secondaria in tema di flessibilità della prestazione lavorativa nei primi tre anni di vita della prole;

-  la valutazione delle disposizioni in tema di salvaguardia del nucleo familiare;

-  i progetti di istituzione di asili nido-aziendali nei palazzi di giustizia con il coinvolgimento delle rappresentanze del personale amministrativo;

-  la creazione di Comitati pari opportunità decentrati presso ciascun consiglio giudiziario;

l’istituzione di un osservatorio sull’evoluzione del pregiudizio di genere nella giurisprudenza di merito e di legittimità in materie “sensibili” (violenza sessuale e domestica, l’addebito in tema di separazione e divorzio, l’applicazione dell’istituto dell’affido condiviso)- dal Preambolo alla Carta Costitutiva della Rete dei Comitati per le Pari Opportunità delle Professioni Legali-.

La disciplina legislativa in materia di parità di trattamento è stata arricchita il 6 novembre 2007 grazie al D.lgs. n. 196, emesso in attuazione della direttiva 2004/113/CE, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura, anche in considerazione del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, recante Codice delle pari opportunità tra uomo e donna.

La Carta Costitutiva della Rete dei Comitati per le Pari Opportunità delle Professioni Legali, ha lo scopo, fra gli altri, di creare una cooperazione fra i membri aderenti per analizzare il quotidiano giudiziario al fine di individuare dei criteri di bilanciamento, indicando modalità compatibili con la contingente situazione dei magistrati e degli avvocati; la proposta è stata presentata al convegno del 22 maggio 2007 “Il diritto alle pari opportunità fra attuazione e negazione” tenutosi al CSM, nel quale una parte era dedicata alla donna nell’avvocatura, sviluppata dalle colleghe avvocatesse del Comitato Pari Opportunità del CNF.

La proposta ha già avuto l’adesione del Comitato Pari Opportunità costituito presso il Consiglio Nazionale Forense, oltre che presso l’Avvocatura dello Stato e presso le Magistrature speciali (Militare, Amministrativa e Corte dei Conti) con ciò determinandosi la prima reale formale e sostanziale sinergia fra magistratura e avvocatura, che fa onore al CSM al CNF ed è dimostrazione dell’apertura dimostrata dalla Magistratura al femminile. Il Presidente della Repubblica Italiana, nella seduta del CSM dello scorso 6 giugno 2007, dedicata alla attività svolta dal 1° settembre 2006 al 31 maggio 2007, ha citato il suddetto convegno nella rassegna delle attività molteplici e intense, unitamente alla Terza Conferenza Europea dei Giudici e al Corso di formazione sulla sicurezza del lavoro, precisando che sono argomenti che hanno sempre suscitato il suo interesse e per questo motivo ha voluto essere presente in quelle tre occasioni, con messaggi di convinta adesione alle iniziative, e di incitamento a perseverare nell’approfondimento delle tematiche affrontate.

Nel preambolo della Carta Costitutiva di tale Rete di Comitati sono così riassunte le esigenze da cui sorge la necessità di un raccordo per garantire pari prospettive professionali in tutto il settore della giustizia (in quanto anche nell’ambito dell’avvocatura si riproducono analoghe problematiche).

Il CSM si fa portavoce di queste esigenze di più largo spettro in quanto si inseriscono nel moderno obiettivo di buon funzionamento ed efficacia della giurisdizione cui tutti gli operatori (sia pubblici sia delle professioni forensi) contribuiscono. 

La Rete dei Comitati per le pari opportunità fra diverse posizioni del settore giudiziario  che presentano alcuni tratti comuni (l’impegno, il perseguimento di un interesse di rilevanza pubblica nello svolgimento dell’attività ha i seguenti obiettivi:

“a) analizzare il quotidiano giudiziario per individuare dei criteri di bilanciamento indicando modalità compatibili con la contingente situazione dei magistrati e degli avvocati, al fine di recuperare energie lavorative per l’ufficio, evitando assenze non desiderate e un’inevitabile perdita di professionalità;

b) scambio di esperienze relative all’organizzazione del lavoro, anche per ragionare sulla creazione di precondizioni sociali (servizi di aiuto e assistenza alla famiglia, previsioni di orari di lavoro compatibili con il ruolo materno);

c) promozione della figura di donna nella giustizia che non viva un modello di giurisdizione burocratica, accontentandosi dello svolgimento di un semplice lavoro di ufficio privo di tensioni ideali;

d) prendere un impegno, a prescindere dal genere, orientato verso una ricchezza di sensazioni perché il magistrato e/o l’avvocato, trattando di diritti negati, tratta di vicende umane;

e) creare delle politiche comuni sia a livello nazionale che europeo, anche presentando alla Commissione Europea progetti formativi e attuativi di politiche di genere nel mondo giudiziario, coinvolgendo l’avvocatura e la magistratura tutta, con la finalità di realizzare un equilibrio tra responsabilità familiari e professionali, contemperando l’impegno lavorativo con le esigenze di adempimento delle proprie funzioni in ambito familiare, con contrazione dei tempi dedicabili all’aggiornamento e alla formazione professionale.( art.1, Carta Costitutiva della Rete dei Comitati per le Pari Opportunità delle Professioni Legali).

 

 4. L’ACCESSO

Il processo di trasformazione delle società contemporanee, sviluppatosi all’insegna dell’individualismo, pur elevando la persona umana al rango di valore ultimo da perseguire, ha a lungo negato valore ontologico alla differenza di genere, producendo subordinazioni e discriminazioni tra i sessi, sia sul piano delle relazioni economiche che sociali.

La scoperta della differenza di genere come un “valore” e non già come una “minorità” è il portato di una più generale constatazione che il lavoro qualificato delle donne ha costituito e costituisce un fattore fortemente dinamico della crescita dei modi di produzione contemporanea, producendo nuovi stili di direzione, flessibilità nell’organizzazione, concretezza nelle scelte strategiche e creazione di attività innovatrici.

Questo sviluppo, che è sensibile nel settore delle Amministrazioni Pubbliche, non è invece ancora sufficientemente presente nelle istituzioni politiche dove il deficit di rappresentanza delle donne è grave, soprattutto se raffrontato con le situazioni degli altri Paesi europei, perché si risolve in un deficit di democrazia del sistema politico.

Certamente, si è dovuto attendere un intervento della Corte Costituzionale (l’organo di garanzia del rispetto della Carta Costituzionale italiana) e una legge, la l. 1963/1966 per avere nel 1965 le prime donne nella magistratura ordinaria.

 

 TABELLA RIASSUNTIVA DELL’ORGANICO IN SERVIZIO NELLA MAGISTRATURA ITALIANA

 

Totale complessivo

 

 

sesso

Tipo ufficio

Tipo funzione

Totale

Donne

Circondariale

Direttive

11

 

 

Ordinarie

2884

 

 

Semidirettive

67

 

 

Uditori

176

 

Circondariale Totale

 

3138

 

Distrettuale

Direttive

17

 

 

Ordinarie

522

 

 

Semidirettive

8

 

Distrettuale Totale

 

547

 

Nazionale

Direttive

1

 

 

Ordinarie

46

 

Nazionale Totale

 

47

 

Fuori ruolo

Fuori Ruolo

81

 

Fuori ruolo Totale

 

81

Donne Totale

 

 

3813

Uomini

Circondariale

Direttive

283

 

 

Ordinarie

2863

 

 

Semidirettive

387

 

 

Uditori

173

 

Circondariale Totale

 

3706

 

Distrettuale

Direttive

109

 

 

Ordinarie

795

 

 

Semidirettive

190

 

Distrettuale Totale

 

1094

 

Nazionale

Direttive

57

 

 

Ordinarie

322

 

Nazionale Totale

 

379

 

Fuori ruolo

Fuori Ruolo

166

 

Fuori ruolo Totale

 

166

Uomini Totale

 

 

5345

Totale complessivo magistrati ordinari

 

9158

 

 

La tematica del c.d. pregiudizio di genere, oggetto di questo stesso convegno (a Panama) è estremamente attuale, partendo dalla premessa che è estremamente diffusa anche tra i magistrati, ed interessa sia gli uomini che le donne, la negazione di tale forma di discriminazione, vissuta come deviazione dal canone di imparzialità.

Nei fatti, ciascuno di noi è portatore di una sua visione della realtà, di una sua scala di valori, di una sua idea di normalità, cosicché si poterebbe arrivar ad affermare che il retroterra culturale di ciascuno costituisce il suo “pregiudizio”.

Ma rispetto ad ogni pregiudizio, e quindi anche al pregiudizio di genere, la prima operazione da compiere è quella di farlo emergere, di acquisirne la consapevolezza, di riconoscerlo, perché solo allora si può evitare di lasciarsene condizionare.

Si tratta, in pratica, di “controllare” il pregiudizio, ovvero tutto ciò che si dà per scontato e che “precede” il giudizio.

Un punto rimane ancora oggi cruciale nella magistratura, quello della presenza delle donne nelle posizioni di vertice.

Sono ormai passati 43 anni dalla nomina delle prime donne entrate in magistratura nel lontano 5 aprile 1965, un tempo ampiamente superiore a quello necessario per accedere alle funzioni direttive e semidirettive, e il numero di donne che attualmente ricoprono incarichi di tal genere è ancora ampiamente sbilanciato a sfavore delle donne stesse.

Come risulta dall’allegata tabella, con riferimento al periodo 1965-1975, su un numero complessivo di magistrati uomini pari a 1200, 246 hanno conseguito incarichi direttivi (20,56%) e 369 incarichi semidirettivi (30,75%). Le donne nello stesso periodo sono state in totale 124, di cui 15 (12,09%) hanno raggiunto incarichi direttivi e 33 (26,61%) incarichi semidirettivi.

Con riferimento al periodo 1976-1985, il numero dei magistrati uomini è di 1263, di cui 28 (2,21%) hanno conseguito incarichi direttivi e 151 (11,95%). Le donne sono state 595, con 3 (0,50%) direttivi e 36 (6,05%) semidirettivi.

Non è qui possibile un esame approfondito di tali dati.

E’ tuttavia evidente che le presenze femminili nei posti di vertice sono largamente inferiori a quelle maschili sia nel primo che nel secondo periodo considerato. Né si può dire che ciò è dovuto alla presenza in ruolo di una maggior numero di maschi entrati in precedenza, in quanto i dati si riferiscono solo a magistrati entrati dal 15 aprile 1965 in poi e testimoniano una presenza percentuale minore delle donne nei posti di vertice in rapporto alla loro complessiva presenza numerica totale.

Va anche sottolineato che le differenze nell’accesso ai posti direttivi e semidirettivi tra i magistrati uomini ed i magistrati donna, che presentano un andamento percentuale negativo per le donne con riferimento ad entrambe le categorie, sono ancora più accentuate per i posti direttivi, il che fa pensare a maggiori resistenze nei confronti delle donne per l’accesso a tali posti.

Nell’ambito delle percentuali riguardanti le donne nei due periodi, il più alto valore di quelle riguardanti le colleghe più anziane potrebbe spiegarsi con le eccezionali qualità delle donne “pioniere”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Donne che ricoprono funzioni direttive

 

Totale complessivo

 

 

 

 

sesso

Tipo funzione

Tipo ufficio

ufficio

Località

Totale

 

Donne

Direttive

Circondariale

Procura della Repubblica presso il Tribunale

AOSTA

1

 

 

 

 

 

CASALE MONFERRATO

1

 

 

 

 

 

FROSINONE

1

 

 

 

 

 

IVREA

1

 

 

 

 

 

LECCO

1

 

 

 

 

Procura della Repubblica presso il Tribunale Totale

 

5

 

 

 

 

Tribunale

LODI

1

 

 

 

 

 

MILANO

1

 

 

 

 

 

NOVARA

1

 

 

 

 

 

PINEROLO

1

 

 

 

 

 

PISTOIA

1

 

 

 

 

 

VIGEVANO

1

 

 

 

 

Tribunale Totale

 

6

 

 

 

Circondariale Totale

 

11

 

 

 

Distrettuale

Corte di Appello

VENEZIA

1

 

 

 

 

Corte di Appello Totale

 

1

 

 

 

 

Procura repubblica minorenni

CALTANISSETTA

1

 

 

 

 

 

L'AQUILA

1

 

 

 

 

 

MILANO

1

 

 

 

 

 

NAPOLI

1

 

 

 

 

 

PALERMO

1

 

 

 

 

Procura repubblica minorenni Totale

 

5

 

 

 

 

Tribunale di sorveglianza

GENOVA

1

 

 

 

 

 

NAPOLI

1

 

 

 

 

 

SASSARI

1

 

 

 

 

Tribunale di sorveglianza Totale

 

3

 

 

 

 

Tribunale per i minorenni

ANCONA

1

 

 

 

 

 

BOLZANO

1

 

 

 

 

 

CAGLIARI

1

 

 

 

 

 

LECCE

1

 

 

 

 

 

ROMA

1

 

 

 

 

 

TRENTO

1

 

 

 

 

 

TRIESTE

1

 

 

 

 

 

VENEZIA

1

 

 

 

 

Tribunale per i minorenni Totale

 

8

 

 

 

Distrettuale Totale

 

17

 

 

 

Nazionale

Corte Suprema di Cassazione

ROMA

1

 

 

 

 

Corte Suprema di Cassazione Totale

 

1

 

 

 

Nazionale Totale

 

1

 

 

Direttive Totale

 

 

 

29

 

Donne Totale

 

 

 

 

29

 

Totale complessivo

 

 

 

 

29

 

 

 

 

Totale complessivo

 

 

Magistrato onorario

sesso

Totale

COMPONENTE PRIVATO SEZ. MINORENNI CORTE APPELLO

Donne

197

 

Uomini

157

COMPONENTE PRIVATO SEZ. MINORENNI CORTE APPELLO Totale

 

354

COMPONENTE PRIVATO TRIBUNALE MINORENNI

Donne

370

 

Uomini

317

COMPONENTE PRIVATO TRIBUNALE MINORENNI Totale

 

687

ESPERTO DI SORVEGLIANZA

Donne

375

 

Uomini

118

ESPERTO DI SORVEGLIANZA Totale

 

493

ESPERTO DI TRIBUNALE ACQUE PUBBLICHE

Donne

2

 

Uomini

8

ESPERTO DI TRIBUNALE ACQUE PUBBLICHE Totale

 

10

GIUDICE DI PACE

Donne

1189

 

Uomini

1956

GIUDICE DI PACE Totale

 

3145

GIUDICE ONORARIO AGGREGATO

Donne

10

 

Uomini

67

GIUDICE ONORARIO AGGREGATO Totale

 

77

GIUDICE ONORARIO DI TRIBUNALE

Donne

1252

 

Uomini

736

GIUDICE ONORARIO DI TRIBUNALE Totale

 

1988

VICE PROCURATORE ONORARIO

Donne

1121

 

Uomini

630

VICE PROCURATORE ONORARIO Totale

 

1751

Totale complessivo

 

8505

 

 

  5. ATTIVITA’ SVOLTA DAL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA (CSM) E DAL COMITATO PER LE PARI OPPORTUNITA’ DELLE PROFESSIONI FORENSI

 

5.1     Parere reso dal CSM al Ministero della Giustizia con deliberazione del 9 maggio 2007, relativamente al d.d.l.  del 22 dicembre 2006 concernente le “Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell’ambito della famiglia, per l’orientamento sessuale, l’identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione”

Nella nostra realtà nazionale le disparità toccano le donne sia nella fase di accesso ad una tutela giurisdizionale adeguata, qualora siano vittime di episodi di violenza che meno facilmente toccano individui di sesso maschile (la giurisprudenza italiana in materia di atti di violenza sessuale e di violenze in ambito famigliare interessa, nella gran parte dei casi, le sole donne), sia di discriminazione della donna all’interno dello stesso sistema giustizia.

 La Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne è nata per volere dell’ONU nel 1979, a cui l’Italia ha aderito nel 1996. Il Comitato che ne regola e ne controlla l’applicazione, emettendo le necessarie Raccomandazioni, da ultimo ha raccomandato, fra l’altro, l’attuazione di campagne di sensibilizzazione sulla Convenzione e sugli obblighi dello Stato Membro in base alla Convenzione, e sul significato e la portata della discriminazione contro le donne, mirata al pubblico in generale e, in special modo, ai funzionari pubblici, alla magistratura e all’avvocatura. Si ritiene utile alla discussione il parere del CSM  che ha ritenuto opportuno sottolineare come sia importante inserire un livello di formazione capillare di tutti gli operatori che, in ragione della singola professionalità ricoperta, vengono a contatto con il fenomeno della violenza commessa sui soggetti deboli (segnatamente donne e minori) e ciò per eliminare ogni possibile improvvisazione sul piano dell’accoglienza, dell’intervista e della protezione della vittima. Il parere, inoltre, rileva che altri Paesi europei hanno normativamente previsto trattamenti personalizzati risocializzanti, su adesione volontaria, per agenti che abbiano commesso fatti di violenza su donne, a prescindere dall’instaurazione di un procedimento penale mentre, nel disegno di legge in esame, non si prevedono interventi in tal senso.

L’art. 13 del DDL 2169/07 introduce una nuova forma di reato –“Atti persecutori”, 612 bis c.p.- colmando una profonda lacuna normativa che ha visto, quasi sempre, le forze di polizia e la magistratura assenti sul piano dell’intervento in tutte quelle gravi situazioni conosciute con il termine letterario di “stalking”, e già oggetto di osservazione e di studio in numerosi Stati esteri. Si tratta, infatti, di quei comportamenti molesti o minacciosi che, turbando le normali condizioni di vita, pongono la vittima in un grave stato di disagio fisico e psichico, di vera e propria soggezione e che sono capaci di determinare un giustificato timore per la propria sicurezza, ovvero, per la sicurezza di persona particolarmente vicina alla vittima. La nuova figura di reato, prevedendo una pena massima fino a quattro anni di reclusione, consente l’adozione di misure coercitive a carico del persecutore e, quindi, la possibilità di prevedere un piano concreto di protezione della vittima.

                Si segnala, così come il parere ha fatto, la necessità di interventi sulla fattispecie dell’art. 571 c.p. (abuso dei mezzi di correzione e di disciplina), norma che andrebbe, invece, rivisitata, in particolare relativamente alla previsione di una pena molto bassa (da tre a otto anni) nel caso derivi la morte della persona sottoposta alla autorità dell’agente, a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia o per l’esercizio di una professione o di un’arte. Norma retaggio di una cultura patriarcale oggi non più accettabile.

La violenza contro le donne è frutto della diffusa accettazione di ruoli stereotipati, di uomini e donne, è necessario, pertanto, mirare alla eliminazione di stereotipi associati ai ruoli tradizionali di uomini e donne nella famiglia e nella società; sono certa che questo convegno contribuirà a diffondere la cultura della comprensione del significato, e del contenuto, di parità sostanziale delle donne, quasi sempre le uniche vittime delle violenze in famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DATI DEL MINISTERO DELL’INTERNO, DIPARTIMENTO DI PUBBLICA SICUREZZA

 

-ITALIA-

 

NUMERO DEI DELITTI CHE HA COME VITTIME PERSONE DI SESSO FEMMINILE

 

 

a) Le violenze su maggiori di anni 14 sono state il 24% in più (da 1.516 a 1875)

b) Le violenze su minori di anni 14 sono state il 25% in piu (da 89 a 11 1)

 

 

a) Sequestri a scopo estorsivo: + 148% (da 31 a 77)

b) Sequestri per motivi sessuali: + 19,4% (da 134 a 160)

 

 

 

Dati su "Molestie e violenze sessuali"

 

INDAGINE ISTAT 2004

 

Sono più di mezzo milione (520mila) le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della

loro vita hanno subito una violenza tentata o consumata, il 3% delle donne in quella

classe d'età.

 

OGNI GIORNO, in media, 7 donne subiscono violenza sessuale

 

Nel corso della vita il 44% delle donne che hanno subito uno stupro o un

tentativo di stupro lo ha subito in luoghi familiari (casa propria, lavoro, casa di

amici e parenti o spazi circostanti)

 

Gli autori delle violenze sono soprattutto persone conosciute: amici (23,5%), datori

o colleghi lavoro (15,3%) fidanzati o ex fidanzati (6,5%) coniugi o ex con iugi (5,3%).

 

I1 24,2% delle donne abusate nel corso della vita ha subito più volte violenza dalla

stessa persona.

 

Solo il 7,4% delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata nel corso

della vita ha denunciato il fatto. Quindi, OLTRE IL 90% DELLE VITTIME NON

DENUNCIA IL FATTO.

 

In Italia la violenza sessuale è riconosciuta come reato contro la persona e non contro

la morale dal 1996 (legge 15 febbraio 1996 n.66)

 

 

Più della metà (9 milioni 860mila, pari al 55,2%) delle donne tra i 14 ed i 59 anni

hanno subito nell'arco della loro vita almeno una molestia a sfondo sessuale,

QUINDI PIU' DI UNA DONNA SU DUE.

 

STALKING: molestie verbali e telefonate oscene (26 e 25% delle donne)

pedinamento e atti di esibizionismo (23%); molestie fisiche (20%)

 

 

 

 

 

STATISTICHE COMUNITARIE

 

 

In EUROPA LA VIOLENZA RAPPRESENTA LA PRIMA CAUSA DI

MORTE DELLE DONNE NELLA FASCIA D'ETA' TRA i 16 ed i 50 anni.

 

In ITALIA ogni 3 MORTI VIOLENTE una riguarda donne UCCISE DA UN

MARITO, CONVIVENTE o FIDANZATO.

 

UNA DONNA SU 5 HA SUBITO UNA QUALCHE FORMA DI VIOLENZA

NELLA SUA VITA

 

RAPPORTO EURES-ANSA 2005 “L'omicidio volontario in Italia"

 

UN OMICIDIO SU 4 IN ITALIA AVVIENE IN FAMIGLIA, TRA LE MURA DOMESTICHE, IL 70% DELLE VITTIME SONO DONNE E IN 8 CASI SU 10 L'AUTORE E' UN UOMO.

Nel 2005 sono state 138 le donne ammazzate in famiglia.

RAPPORTO di Sheila Henderson presentato al Comitato per l'uguaglianza tra uomini e donne del Consiglio d'Europa (1997)

 

ALIMENO UNA DONNA SU 5 SUBISCE UNO STUPRO O UN TENTATO STUPRO NELLA VITA.

 

UNA DONNA SU 4 VIENE MALTRATTATA DAL PARTNER O DALL'EX PARTNER.

 

QUASI TUTTE LE DONNE HANNO SUBITO UNA O PIU' MOLESTIE DI TIPO SESSUALE lungo l'arco della vita

 

 

Solo il 10% dei maltrattatori presenta problemi psichici

 

 

L'OMS ha indicato la violenza come la prima causa di morte per le

donne tra i 15 ed i 44 anni

 

 

Secondo I'ONU una donna su tre nel mondo (un miliardo di donne)

subisce vessazioni, soprusi, mutilazioni o stupri

 

 

ANALISI IPSOS 2005

 

In Italia il marito o il convivente è l'autore della violenza ne11'85% dei casi.

CASA DELLE DONNE MALTRATTATE DI MILANO

 

Tra il 2000 ed il 2005 sono avvenuti 495 omicidi all'interno della coppia: ne11'88,6% dei casi sono uomini che hanno ucciso Ia propria partner o ex partner.

I1 movente è nel 37,6% dei casi la gelosia; nel 26% litigi; ne1178,2% raptus; nel 6% disturbi psichici dell'autore.

 5.2 Studio sulla “La partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini al processo decisionale”, conclusosi con un seminario finale tenutosi a Roma il 13-15 dicembre 2004 di cui si allega la pubblicazione degli atti del seminario finale (Quaderni del CSM, anno 2005, numero 145)

Tale studio, promosso dal CSM è un esempio di collaborazione e confronto che travalica le realtà nazionali.

Infatti è stato finanziato dall’UE e ha coinvolto: il Ministro della Giustizia francese, il Consiglio generale del Potere Giudiziario spagnolo, l’ ufficio del Pubblico Ministero presso la Sprema Corte di Giustizia rumena ed il Ministro della Giustizia italiano.

Il punto comune di partenza è quello per cui i principi della parità di trattamento e della non discriminazione sono al centro del modello sociale europeo e rappresentano uno dei capisaldi dei diritti e dei valori fondamentali dell’individuo che sono alla base dell’Unione Europea.

L’obiettivo del progetto era verificare, appunto, “la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini al processo decisionale”; il metodo usato è stato quello rigorosamente scientifico.

Si sono cioè confrontati i dati che un campione significativo di magistrati ha fornito rispondendo ad un questionario appositamente predisposto, ovvero mediante interviste.

Il lavoro di studio, ricerca ed elaborazione è stato posto in esser dal Comitato Pari Opportunità, integrato da un gruppo di lavoro composto da magistrati e dirigenti ministeriali.

L’oggetto della ricerca era verificare la proporzionalità tra l’aumento della presenza femminile in magistratura e quella delle medesime negli incarichi di direzione ed organizzazione degli uffici giudiziari, nella magistratura di legittimità nelle cariche istituzionali e funzionali al governo della magistratura, nonché nelle strutture deputate alla formazione dei magistrati.

Il risultato dell’indagine è stato, tristemente, quello per cui non c’è diretta proporzionalità tra l’aumento delle donne in magistratura e la loro presenza negli incarichi dirigenziali e gestionali.

Questo dato è determinato in parte anche dall’influenza che l’anzianità di servizio ha nelle chances di vedersi attribuire un ruolo direttivo che ancora oggi scoraggia molte donne dal presentare domanda per ricoprire incarichi direttivi e semi-direttivi.

Ricordiamo infatti che le donne hanno accesso alla magistratura italiana solo dal 1965!

L’atteggiamento mentale che si vuole tuttavia scoraggiare è quello del permanere del “pregiudizio di genere” da parte degli organi preposti alla nomina dei magistrati dirigenti gli uffici giudiziari che si risolve nell’adozione del più tradizionale dei cliché nella valutazione delle attitudini femminili: anche per le donne magistrato ci sarebbe una sorta di naturale vocazione ad incarichi dirigenziali che confermerebbero la predilezione verso gli affari famigliari o, tutt’al più, verso la giurisdizione compassionevole della sorveglianza dei detenuti.

Un dato ulteriore e positivo interviene invece dall’esperienza delle ultime settimane.

La seduta plenaria del CSM del 7 febbraio 2008 ha infatti attribuito, per la prima volta in Italia, l’Ufficio Direttivo Superiore di presidente di Sezione della Corte di Cassazione, all’unanimità dei voti, alla dott.ssa Maria Gabriella LUCCIOLI.

Inoltre, nella stessa seduta, la dott.ssa Manuela ROMEI è stata nominata, per la prima volta una donna, Presidente della Corte d’Appello di Venezia.

 

 5.3 La formazione e la sensibilizzazione dei magistrati alla tematica delle pari opportunità della magistratura e delle professioni forensi

Ulteriore settore di applicazione del CSM è nell’ambito della formazione.

Questo ambizioso obiettivo coinvolge la politica del CSM nella sua interezza in ragione della sua funzione istituzionale, ma è costante attenzione del Comitato per le Pari Opportunità in Magistratura focalizzare l’attenzione verso determinate problematiche.

L’obiettivo è quello di costruire una reale giurisprudenza dell’equità, basata sui principi dei diritti umani e della non-discriminazione nei confronti della donna attraverso un percorso di formazione vera e propria dei giudici nazionali affinché siano preparati all’applicazione delle convenzioni internazionali e regionali (comunitarie) nella soluzione dei casi che si presentano ai loro uffici.

Il CSM non può ignorare questa esigenza, nel suo moderno ruolo di supervisore dell’organizzazione degli uffici e della loro funzionalità, sommando compiti di garanzia verso i magistrati che li compongono e condividendo la responsabilità per la qualità del servizio fornito al paese dalla magistratura per il tramite di quegli stessi uffici.

I nostri corsi di formazione individuano determinate aree tematiche (in gran parte corrispondenti con quelle evidenziate in questo convegno) sulle quali appuntare l’attenzione e l’approfondimento conoscitivo dei magistrati.

In particolare la violenza domestica o la violenza sessuale, puntando l’attenzione sui “casi di minore gravità” che più si prestano, per il loro carattere atipico, all’insinuarsi dello stereotipo.

 

ELENCO CORSI  TENUTI NEGLI ANNI  2005- 2008:

 

Corsi programmati per l'anno: 2005

Inizio

Fine

Codice

Titolo

Luogo

28/02/2005

01/03/2005

1507

La tutela dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nella giurisprudenza penale della Corte Europea dei diritti dell'uomo

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

10/10/2005

12/10/2005

1532

Il traffico di esseri umani

ROMA, SCUOLA SUP.AMM.INTERNO

4/11/2005

14/11/2005

2122

Discriminazioni e molestie: tutela civile e sanzioni penali

ROMA, SEDE CONSILIARE

31/01/2005

04/02/2005

1685

LA CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL' UOMO: LE MODALITA' NELLA SUA UTILIZZAZIONE

PARIGI

4/11/2005

18/11/2005

1706

CRIMINI DI SANGUE, CRIMINI SESSUALI

PARIGI

9/11/2005

9/11/2005

2264

Dialoghi di dir.e proc.penale:"In tema di concorso fra maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale"

TRENTO

15/03/2005

15/03/2005

 2669

SCAMBIO PROFESSIONALE ITALO FRANCESE "VIOLENZA DOMESTICA".

TORINO

 

Corsi programmati per l'anno: 2006

Inizio

Fine

Codice

Titolo

Luogo

30/01/2006

01/02/2006

1963

La tutela dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in materia civile e penale

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

03/07/2006

05/07/2006

1986

La tutela delle soggettività deboli

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

06/02/2006

 

08/02/2006

 

2146

Il traffico di esseri umani: una nuova frontiera della cooperazione giudiziaria europea per la lotta alla criminalita' organizzata transnazionale (con il sostegno finanziario del Programma AGIS - Commissione Europea - DG Giustizia, Libertà e Sicurezza)

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

22/10/2006

28/10/2006

2214

La violenza familiare: gli aspetti criminologici, penali e intrafamiliari di un tema con molti risvolti

GERMANIA

3/11/2006

17/11/2006

2208

Crimini di sangue, crimini sessuali

PARIGI

30/01/2006

03/02/2006

2171

La convenzione europea dei diritti dell'uomo: le modalita' nella sua utilizzazione

PARIGI

 

Corsi programmati per l'anno: 2007

Inizio

Fine

Codice

Titolo

Luogo

28/02/2007

02/03/2007

2461

La giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

22/05/2007

22/05/2007

2768

Il diritto alle pari opportunità fra attuazione e negazione

ROMA, SEDE CONSILIARE

03/10/2007

05/10/2007

2492

I delitti sessuali e contro soggetti deboli: aspetti sostanziali e processuali

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

19/11/2007

21/11/2007

2597

I delitti sessuali e contro soggetti deboli: aspetti sostanziali processuali (duplicato)

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS



Corsi programmati per l'anno: 2008

Inizio

Fine

Codice

Titolo

Luogo

21/01/2008

23/01/2008

2882

La tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nella giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo in materia civile e penale

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

13/10/2008

15/10/2008

2928

Il traffico di esseri umani

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS

0/11/2008

10/11/2008

3088

Seminario sulla legislazione comunitaria anti-discriminazione

GERMANIA

03/12/2008

05/12/2008

2938

I delitti di violenza sessuale e quelli contro soggetti deboli: aspetti sostanziali e processuali

ROMA, HOTEL JOLLY MIDAS